Riparte il Corso Biblico sulle orme del Midbar

Midbar è una parola con cui la lingua ebraica denomina il deserto, quella realtà desolata, petrosa e quasi priva di vita che era ed è uno dei paesaggi della Palestina, la terra promessa di quel popolo che è stato lo strumento privilegiato della rivelazione di Dio all’umanità e a ciascun uomo.
Nel Talmud, la principale opera religiosa che raccoglie dottrine e normative emerse nel corso dei secoli dalla riflessione dei rabbini sulla Torah, la “legge” di Dio, si trova scritto che be-midbar, “nel deserto”, Dio si fa medabber, vale a dire “colui che parla”, ed ecco perché Don Lorenzo Cattaneo, l’indimenticato vicerettore del Collegio Rotondi, nel 1976, quando diede inizio al Corso Biblico, che doveva durare per ben trentatre anni, fino alla sua morte, scelse questo vocabolo per indicarlo, ravvisando nel deserto la condizione di due silenzi per ascoltare la Parola di Dio: “… un silenzio soggettivo per immergersi nella profondità, per andare alla radice del nostro essere e della nostra autenticità e il Silenzio della vera scoperta di Dio, al di là di tutte le rappresentazioni che rischiano di catturare l’Infinito nelle nostre idee (…) e un Silenzio che dilata il suo amore a comprendere tutto l’amore di cui gli uomini sono capaci, indipendentemente dall’essere credenti o non, quando non si avvitino in pulsioni egocentriche ed abbiano il coraggio di aprirsi al volto dell’altro, come testimoniano la vita, la morte e la resurrezione di Gesù di Nazaret”.
Noi, riprendendo in Collegio l’iniziativa di Don Lorenzo, abbiamo deciso di chiamare questo rinnovato Corso biblico ’ashur midbar, “orme del midbar” per lasciare intatta l’irripetibile avventura della Parola, legata alla personalità di Don Lorenzo da una parte, ma dall’altra per ereditarne l’intenzione e lo spirito nell’accostare in modo serio, integrale, ed esegeticamente corretto, i libri dell’Antico e Nuovo Testamento, attraverso i quali l’annuncio di Dio si rende presente ad ogni uomo, nella fede della Comunità credente.
Ricominciamo, alternando un’opera veterotestamentaria ad una neotestamentaria, dalla lettura e dalla meditazione sul libro di Giobbe, il libro sapienziale sul dolore e sul volto di Dio col quale la cultura religiosa d’Israele ha fatto i conti con il problema del male – fisico, metafisico, morale, sociale – , col “male di vivere” e con la sua comoda teoria della retribuzione per cui il positivo o il negativo dipendono da come ci si comporta. A questo Giobbe contrappone il pianto ed il grido del suo dolore innocente che deborda da tale teoria e che arrovella il saggio in una ricerca umana al cospetto di Dio, destinata a spostare i confini della riflessione e a dare uno strumento di meditazione agli esseri pensanti di ogni epoca.
Noi ripercorreremo pagina per pagina, versetto per versetto, questo non facile libro, del quale San Girolamo ha affermato: “Spiegare Giobbe è come tentare di tenere tra le mani un’anguilla o una piccola murena: più forte la si preme, più velocemente sfugge di mano”. Cercheremo di enuclearne le idee portanti per offrire un’occasione di meditazione su questo problema che è uno dei principali, se non il principale, di noi esseri umani, ammantati e consapevoli della nostra finitudine esistenziale.
Non per nulla la problematica del male percorre tutta la storia del pensiero e dell’espressione umana e noi, alla fine del corso, sentiremo da voci di alcuni esperti nei vari campi del sapere i guadagni dell’uomo che ci aiutino a vivere esistenzialmente e, possibilmente a liberarci della sofferenza nostra ed altrui, in un orizzonte di speranza che è la nota fondamentale dell’annuncio di Gesù di Nazaret, il Cristo.


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Don Andrea Cattaneo, Rettore
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